POSTO FINESTRINO, Parte I

Perché una notte riesce a smuovere più di quanto alcune persone riescono a concepire, e a fare, in un’intera esistenza.

Il vero problema non è tanto la morte, quanto la vita.

È di un’evidenza imbarazzante, ma ti piace, forse inconsciamente, quasi a livello di godimento, fracellartici la testa. E quanto copiosamente gocciola il sangue in terra: vuoi proprio lasciare scia e segno. È altresì innegabile e palpabile il marchio a fuoco che talune notti riescono ad imprimere nella tua anima: dei veri e propri solchi. Perché a te non frega un cazzo della tranquillità: quasi ti fa schifo. Azzarderei addirittura che ti terrorizza. La serenità preferisci lasciarla ad altri, a quelli che vengono definiti esseri umani.

Vorrei sottolineare che l’esperienza insegna, o quantomeno dovrebbe farlo. Se l’assunto fosse la frattura, allora quello di cui si è alla ricerca lo si dovrebbe fiutare ancor prima. Non cambierà: né per sé, né per te. E non sarai tu a cambiarlo. Lo sai, con una consapevolezza sconcertante. È in questo meccanismo apparentemente scabroso ciò che cerchi: il tuo esatto contrario. Perché fa anche parte del capire: la chiave risiede in questo. Sviscerare, scomporre, decorticare e poi ricomporrre per vedere se cambiando forma muta anche la sostanza. Ma tu sai che non cambia un cazzo. Per quante forme diverse possa prendere, l’acqua resta sempre tale. E chi meglio di te può saperlo?

Evoluzione costante, metamorfosi. Meta. Morphos. Meta. Solo morphos, senza meta. Senza limite. Senza confine. Così sei tu. E se l’assunto dovesse essere questo, sai che in questo frangente resterai sola. Con un buon palcoscenico ed un’attraente coreografia potresti infrangere le simulazioni di pericolo che ti ha voluto profilare. Perché sei la contraddizione fatta donna. Anche se tu trascendi le definizioni, che ti danno sempre un po’ fastidio, perché le trovi limitanti. E i limiti sappiamo essere fatti solo per essere superati. Ma non porsi un limite significa trascendere il limite stesso. C’è quindi bisogno di porsi un limite per superarlo? Torniamo a lui.

Vuoi che da bravo oracolo ti dico cosa succederà? O cosa è già successo. Non si sentirà all'altezza, tu sei già molto. Lo sei sempre stata. Il fatto è che lo sei sempre di più, minuto dopo minuto. La posta in gioco si alza spaventosamente non a vista ma a perdita d’occhio. E quanti, a umana visione, sono in grado di confrontarsi a tutto questo? Pensano di avere poco da darti. Questo credono. Hanno paura di non reggere i tuoi ritmi; la tensione diverrebbe palpabile, quasi un muro. Terrorizzati dall’idea di essere espropriati ed abbandonati. Questo a loro insindacabile visione. A tua è sempre e comunque morfosi. È singolare come tu sia convinta che incontrerai chi ti è destinato. È strano come tu sia in grado di scrutare. Torniamo ancora a lui. Ammesso che ci sia ancora qualcosa da dire.

Sì, c’è da dire quanto sia stata una notte perturbante. Quando meno te lo aspetti. Tutto questo ti ha aiutato a comprendere un precedente duello per interposte figure. Ti piace come riesco a mostrarti le innumerevoli facce della medaglia? E che mi dici della sensazione, o forse sarebbe meglio dire del terremoto, che ti attraversa quando comprendi? Com-prendi. Quando fai tue le cose. Non è un’ossessione la legittima pretesa di volere capire. È la tua metamorfosi evolutiva. Non sei parte del suo mondo, sei un mondo che stima e che apprezza ma che non condividerà mai. Lui. Stiamo ancora parlando di lui. Aprire, sfrondare, scavare, reimpastare. È ciò che questa volta hai deciso di fare da subito. Ed ora com’è, questa spada che affonda nel petto? Com’è, meraviglia? Quale sensazione si prova a sentire scivolare la lama nelle proprie carni? Com’è, poi, sfilare l’acciaio? Quanto stai sanguinando ora?

Quante cose stai scoprendo e capendo: si chiamano esperienza e connessioni sinaptiche creative. Ti sembra ieri, che non l’avresti neanche lontanamente immaginato. E tu non sai, non hai nemmeno la più pallida idea di cosa ti stia aspettando. Che cammino che hai intrapreso. Continueremo cara, tra poco devi scendere.

Sii aperta. Questa è la parola chiave.

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