Descrizioni più plastiche e fervide necessitano di emergere. Partorite alla luce neon di questo treno, che per sua costituzione è vagamente asettica. Vagamente, perché qualsiasi altra connotazione in un verso o nell'altro la definirebbe meglio, e quindi perderebbe l’indifferenza sorda che la contraddistingue e ne fa il suo tratto distintivo.
Martedì sera. Aprile credo. Duemilaesette ne sono certa.
Forse la prima volta che una data compare su questo, non ho ancora capito come definirlo, riflessario. Un palcoscenico per l’anima e le sue vertenze. Stazione di Porta Garibaldi: su un treno per tornare a casa. Musica elettrominimal berlinese a tuono nelle orecchie; una forte imperlazione effervescente primaverile riveste le mie cellule. O come direbbe mio fratello, ho un odore selvatico. Alla mia destra