A TUTTI I MIEI UOMINI

A tutti gli uomini che sono entrati con prepotenza nella mia esistenza, lasciando un frangente di sè dalle vestigia morbide e suadenti. A tutti gli uomini che mi hanno mostrato la loro anima, e che in una piccola morte hanno permesso a questa di fondersi con la mia. A tutti quelli che non hanno mai avuto la volontà e il coraggio di mostrarsi per quello che sono e che si sono nascosti dietro maschere di cera. A tutti coloro che il mio cammino hanno incrociato anni fa, e che tutt'oggi sono al mio fianco. A chi è appena arrivato e con dolcezza, passione e spontaneità al mio fianco si è seduto ammaliato dal mio profumo. A chi si è portato addosso il mio odore per giorni e a chi, in una prova egocentrica insostenibile, se l'è lavato di dosso tre minuti dopo. A chi mi ha teso una mano irta di spine, sofferenza, dolore ed inganno. A chi una mano al mio fianco l'ha cinta affinché io non abbandonassi il talamo. A chi mi ha svegliato per fare l'amore. A chi in una sospensione eterico onirica quella mano
ha tenuto a sé con tale forza, da lasciare al mio risveglio calore e odore di sé. A chi mi ha versato da bere. A chi mi ha nutrita. A chi ha preso senza dare mai niente in cambio. A chi mi ha dato la vita. A chi da piccola mi portava al cinema e mi ha fatto cadere da uno scivolo alto più di due metri. A chi si è nascosto dietro dubbi ed incertezze. A chi mi ha travolto come un treno.  A chi porta ancora indelebilmente addosso il mio vessillo. A chi di me non può fare a meno, e a chi il mio nome nemmeno ha mai saputo. A chi mi ha ingannata, indossando abiti di vana e becera tessitura, e poi fendenti ha affondato nella mia schiena. A chi con me ha condiviso notti insonni. A chi schiavo di sostanze narcotiche ha vomitato il suo dolore ai miei piedi. A chi, ha camminato con me sotto la neve e una mattina di settembre mi ha lasciato. A tutti i due di picche che ho collezionato. A tutte le tacche sul fucile con un retrogusto amaro. A tutti coloro che ho cercato, invano, di sedurre con la complicità etilica di Lady Wiborowa e di Lord Tanqueray. A tutti coloro che ad un appuntamento non si sono presentati. A tutti coloro con cui ho dormito. A tutti coloro che mi hanno scelta nella semplicità di una congiunzione impossibile quindi prerogativa di un non essere. Salvo poi accorgersi che non era così semplice. A chi mi ha rovesciato addosso, sotto il sole cocente di un Egitto di Giugno, un bicchiere di acqua gelata. A chi ha strappato la pelle che rivestiva il mio cuore. A chi mi ha fatto tremare una tazza di caffè americano tra le mani. A chi dopo secoli, con tale forza mi ha richiamato. A chi, con una dichiarazione d'amore universale e con un coraggio di rara fattura, cinge quotidianamente al polso l'evidenza di un amore tanto forte e radicato quanto, per ora, impossibile. A chi ha avuto la sfrontatezza di ricordarsi un numero a memoria pronunciato nel mare dei Caraibi. A chi sapevo sarebbe arrivato, di cui già conoscevo la storia e i trascorsi. A chi ha permesso che dispiegassi le mie ali. A chi di me non ha capito un cazzo. A chi con me si è fuso e con-fuso. A chi non si è mai allontanato. A chi non ha mai voluto giocarsela veramente. A chi se l'è giocata malissimo e a chi ha dimostrato rara maestria. A chi mi ha guardata e mi ha detto, sapendo della mia imminente partenza "Era ora che ti levassi dai coglioni", ma che in realtà intendeva "Mi mancherai". A chi mi ha detto ti amo. A chi mi ha detto ti adoro. A chi mai mi perdonerà. A chi si è innamorato delle mie scarpe. A chi ha lasciato che versassi fiumi di sangue e che mai quelle ferite ha tamponato. A chi su quelle ferite ha versato sale. A chi mi da il buongiorno e la buonanotte e mi augura sogni d'oro. A chi, dopo un bacio a stampo ottenuto con l'inganno di "Hai qualcosa vicino al labbro, proprio qui..." mi dice sorridendo "Sì ma basta con questi trucchi di basso profilo" e a cui io rispondo "Perchè? Mi vengono così bene". A chi ha visto solo 175 cm di donna, e a chi ha visto tutto il resto. A chi si è mangiato le mani. A chi al mio cospetto è tornato in ginocchio. A chi ha rischiato con me di diventare genitore. A chi mi ha chiesto, sotto casa sua, se mai saremmo andati in un locale, o a cena fuori assieme e a cui io ho risposto: "Apri quella porta". A chi ha reso i mondiali di calcio un evento interessante. A chi ho incantato con la mia dialettica e la mia retorica. A chi da queste è stato spaventato. A chi mi ha lanciato una lattina di birra in acqua, con bicipiti grossi come femorali e con occhi spaventosamente identici ai miei. A chi mi è stato ad ascoltare nelle ore notturne, ed una mano ha teso. A chi per mano mi ha preso ed in paradiso mi ha condotta. A chi mi è stato vicino nei momenti più bui cercando di stanarmi di casa con dolcezza. A chi si appoggia al guardrail per essere sicuro di riuscire a tornare a casa dopo una nottata, vittime entrambi di un barista cingalese assassino. A chi mi ha chiesto una fotografia per la sua nuova casa dandomi carta bianca. A chi si di me si è fidato. A chi mi ha raccontato direttamente delle sue innumerevoli donne e indirettamente delle sue ferite. A chi in me crede. A chi mi ha fornito, accompagnato da Sir Matusalem, spiegazioni sul mondo maschile. A chi per me ha fatto Diabolik, arrampicandosi su una terrazza pur soffrendo di vertigini. A chi al mio fianco è sempre stato senza pretese, ma che un giorno ha giustamente deciso di prendere la sua strada. A chi attraversando un bosco mi ha detto "Questo è il tuo odore". A chi mi ha detto hai un buon sapore. A chi mi ha regalato un'implicazione della sua esistenza. A chi sempre nel suo cuore mi porterà. A chi tra la folla mi ha cercato. A chi con me ha ballato Maracaibo. Respect. A chi mi ha dato tutti gli strumenti per inchiodarlo ad una croce. A chi mi ha dato un'altra possibilità. A chi con me sta bene come con un amico. A tutti coloro con cui ho riso. A tutti coloro per cui ho pianto. A tutti coloro che qui si sono letti e rivisti. A tutti coloro che ho omesso.

A chi c'era e c'è ancora.
A chi non c'è mai stato.
A chi è appena arrivato.
E a tutti quelli che saranno.

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