FLESH

Non posso mentire.
Non a me stessa.
Nel di te scrivere, di me narro.

Vengo insistentemente punta come da spina adrenalinica dalla sensazione di stare parlando ad un universo fuorché a te. L'imprecisa percezione di una comunicazione non adeguata data la portata magmatica di questo nostro non essere. Nel mio indagare e nel disperdermi nelle mie stesse pliche, risveglio elucubrazioni su una domanda non adeguatamente posta che presto presenta inadeguatezza dato l'assunto di diniego. La netta ed imperfetta sensazione di non stare utilizzando un lessico adeguato atto a descrivere il mio essere ed il mio sentire, salvo poi accorgermi di una dispercezione: non sta nella referenza lessicale l'inadeguatezza ma nell'impropria attesa di una reazione ed azione impossibili razionalmente. Nasce quindi il perenne dissidio tra la mente ed il cuore, tra il sentire e
l'ovvietà intoccabile ed inopinabile della ragione. Ed un'etica lucida che si spinge oltre una morale comunemente intesa: sono sostanze diverse. Quella stessa ragione che ha permesso il dispiegarsi di due vite in apparenza completamente diverse ma pur sempre non solo parallele ma intrinseche e magistralmente intrecciate. Del tuo audace ermetismo apparente che mi chiedo in quale oceano di logorio sconfini. Non è una questione di importanza o di qualità di valori, è una questione di essenza che prescinde e trascende. Tu sai e con mano hai toccato che importanza rivesta il vedersi ed il riconoscersi ed in questo hai trovato tormento e linfa vitale. Di una pienezza data da una mancanza contraddittoria. So quanto detesteresti sapermi non più intimamente tua. So quanto questo potrebbe urtarti e quanto potresti denigrare quella che ai tuoi occhi apparirebbe come misera esistenza. So quanto irritante ed insostenibile questa visione sarebbe per te. So quanto ai tuoi occhi potrebbero apparire dilettanti contendenti.

E' rivestito di un equilibrio precario e forzato il nostro essere. Ho sradicato ed eradicato ogni eccellente e misera implicazione, ma con te non ci riesco, mi trovo in un'impossibilità evidente ed irriverente.

Ho cercato infinite volte di distogliere da te il pensiero, di spostare da te l'attenzione, di nutrire la ragione che motiva e preclude e la pazienza che giustifica e arrende. Ho cercato impedimenti, scuse, pretesti, maschere ed abiti nuovi. Non ti ho cercato negli occhi di altre persone, ma ti ho spaventosamente visto riflesso in chi incontravo. Ho sempre cercato un tuo cenno dietro il tuo ermetismo contraddetto poi dal tuo agire e dal tuo interloquire. Consapevole delle umane differenze e di tutto quello che tu indossi. Ho cercato nei pretesti temporali, nelle pliche della pazienza, nella scelta dei nostri cammini, nelle implicazioni e complicazioni della razionalità e nell'ovvietà di una contingenza ineluttabile.

In tutto questo ho cercato.
In tutto questo ho scavato.
In tutto questo ho posto e deposto.

Salvo accorgermi poi dell'inutilità del mio agire.
Salvo accorgermi di quanto le tue quotidiane missive in me destano e ridestano.
Salvo accorgermi poi di quanto tutto sia una semplice farsa di diniego all'evidenza, di quanto il desiderio irrazionale non prevedibile e non incanalabile sia stridente e straziante.

Nella lacerazione in cui troviamo nutrimento al nostro non essere. Una sola volta ho cercato di rimuoverti dalla mia esistenza: fermamente ti sei opposto a questa mia decisione. Compreso quanto questo sia inutile ho cercato di trovare un impedimento razionale, una procrastinazione nella pazienza ed in altri incedere. In un equilibrio precario ho sospeso la volontà. Il nostro essere risulta sempre madido della rara eccezione. 

Vorrei solo che tu mi parlassi nudo di me e di te. Senza vesti, senza abiti logori, senza intercessioni. Non perchè io non creda in quanto sinora da te affermato e quotidianamente indossato. Semplicemente perché ho bisogno di sentirlo sgorgare dalle tue labbra e travolgermi in forma impressiva ed espressiva.

La razionalità è un fardello inutile ed un mezzo becero a dispetto della maestosità del sentire. Quanto dell'essenza del granito possa essere questo sconto karmico. Ora che ho altri olfatti, ora che ho altri occhi posso comprendere. Lacera e brucia. E' spinta vitale. E' ricerca estenuante e continua. E' cammino senza sosta.

Ora che con altre conoscenze e con altri affinati e raffinati strumenti indago mi ritrovo a vivere un frammento atavico di te e del tuo agire e non la pienezza della tua esistenza.

Ci sei riuscito ancora una volta. Sei riuscito a fare assolvere e sciogliere soltanto uno dei due contendenti: nella mia ingenua speranza di dissolvere legacci, solo uno dei due legami è stato rimosso e lasciato al suo cammino. Tu, con impeccabile maestria, ci sei ancora. Non sono riuscita ad assolvere noi.

In un equilibrio che non esclude o preclude. E' inestricabile di noi scrivere. Non ci sono sufficienti parole per potere esplicare quello che di te e di me è pregno.

Stai avendo la tua vendetta karmica.
E' come te l'aspettavi?
Ti riempie veramente?

Chiedimi solo di sparire dalla tua esistenza, dalla tua vita, ed io lo farò.
Perché io, miseramente umana, non ho il coraggio e la forza di farlo da sola.
Perché tu, sei testimonianza della mia umanità.

E tu, questo coraggio e questa forza, ce li hai?
Se questo può salvarci, allontanami da te.

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