DELLA DILETTA LACERAZIONE

Non posso, veramente, fare a meno di chiedermi ciò che sarebbe potuto essere. Non posso fare a meno di ricordare, ed avere bene presente, che nel duemilaedue, hai fatto una scelta. Impunito, mi chiami oggi pomeriggio, per rendermi noto che nei prossimi giorni sarai qui. Evidenziando la mia invadenza, permanenza e pervasività tra i tuoi pensieri; e dando ulteriore spessore all'affinità dalle vestigia tattili che ci unisce. Sfrontato, mi dici che sono la tua donna ideale. “Tua” risulta eccessivo e incontemplabile. Il resto dell’affermazione la condivido, e questo è terribile. Ma forse, lo è ancor di più per te. Probabilmente la nostra vera perversione sta nel continuare a cercarsi e nel volersi, quasi
quanto l’aria che si inspira, pur essendo pienamente consapevoli di non potersi avere. Cerco puntualmente di rimuovere la tua indelebilità. Sfacciato, in divagazioni timide e conversazioni azzardate ed accennate di romanzesche remote possibilità di unione: comunque brevi data la contemplazione e l’imminenza di un decesso per erotica anossia. Molesta, la presenza al rispettivo cospetto. Incapaci, raggiunta la meta, di stare lontani e di scindere ciò che attira all'altro come carnale calamita. Vizioso, mille e mille volte mi sono chiesta il significato del nostro incontro, che ha molto dello sconto karmico. Il tuo essere femmineo in talune proposizioni seduttive suggella questa ipotesi, ed il non aversi la conferma. Ci sono contingenze e congiunzioni che incarnano la perfezione: tempo e spazio si modificano affinché questo accada. Si crea del tempo de-morale e lo spazio ha la capacità di trasmutare la sua stessa sostanza: pochi metri quadri si disintegrano e diventano semplicemente una porta verso l’alterità nella sua accezione più ampia. Ed è all'interno di quella superficie che è racchiuso tutto il mondo, forse anche tutto l’universo nella sua potenza e potenzialità. Nulla ha senso poiché un senso non lo si ricerca. Per questo ha del sublime. Reo, di avere compreso cosa significa fondersi e dissolversi in un’altra persona. Di avere compiuto un superamento narcisistico, ammettendo che per due ore non hai fatto parte di questo mondo e che quest’ultimo non ti ha reclamato. È improbabile utilizzare “noi” per connotare soggettivamente le nostre identità: imprecisione sintattica dovuta ad un’impossibilità di esistere, e quindi immediatamente sublimata in lacerazione. Una parte di ciò che siamo sempre stati, resterà racchiusa in quei pochi metri quadri: avvolta in sussurri come preghiere, di un calore denso. Sei rorido di un significante rifratto, che ho compreso con l’incedere del tempo. La coincidenza si è limitata al nostro incrocio di anime decadenti e secessioniste. Avrei voluto tu vedessi e vivessi tutto quello che implica la mia sostanza. Ma la preservazione dell’integrità e il destino non lo hanno permesso.
Questo nulla toglie al ruolo fondamentale che hai avuto nella mia esistenza.
Sebbene non mi si sia ancora rivelato.

Ti adoro.
Anche se non vorrei.

Nessun commento: