EPISTOLARIO METROPOLITANO - A Isadora

Ciao I.!

Ferie finite, pare. Anche se non sono, purtroppo, andata via, sono riuscita almeno a dedicare del tempo a me stessa. Almeno all'apparenza. Cercando di fare spazio mentalmente, senza l'incedere inclemente del solito vortice di pensieri che turba la mia esistenza. Che poi, forse, sono la mia forza creativa. O forse anche no. Sta di fatto che così è, quantomeno per ora.

Quindi spazio per andare a prendere il sole, per girare in bici, per vedere gli amici, per fare tardi la sera, per leggere, per fare tutto fuorché stare ferma a fare nulla, cosa che potrebbe portarmi alla follia in un tempo decisamente irrisorio.

Nel posto dove avevo fatto il colloquio che mi avevi procurato mi hanno presa. Ho rifiutato perché l'idea di fare sempre la solita cosa, mi uccideva ancora prima di iniziare. Sto attraversando l'ennesimo periodo di cambiamento, di evoluzione: profondo. Perché mi ha portato a dovere fare ancora una scelta. L'ennesima e di certo non l'ultima, fortunatamente. Ho riflettuto su diversi argomenti: sulla sua proposta ed anche su tante altre che mi sono state fatte. Proposte forse anche interessanti. Ma che hanno aiutato a cercare di capire quello che voglio veramente. E' difficile spogliarsi di credo, di orgoglio, di autoimposizioni, di mete prefissate che diventano ossessioni, ed in quanto tali, sterili. Mi sono scelta un'esistenza particolare, ora devo scegliere come viverla. Se continuare con questo travaglio logorante che di volta in volta prende forme diverse, o se abbandonare queste corazze ed esplicare veramente le mie ali. Quale peso ha la consapevolezza. Quale sofferenza comporta quella libertà frutto di tessere di porfido pazientemente ricomposte: cercate, scelte, raccolte e assemblate con le proprie mani. Istante dopo istante. Perché, e noi non ce lo ricordiamo mai, non c'è passato e non c'è futuro. C'è solo il presente. Iniziare a viverlo sarebbe già un buon passo.

Mi è stato anche chiesto di diventare socia in un'agenzia: ma non è ancora tempo; per come sono fatta, credo che non lo farò nemmeno in futuro. Istinto direi, anche se la ragione darebbe adito ad un esito diverso. Ma dell'istinto ho imparato a fidarmi con gli anni, e questa è una delle occasioni cui ho deciso di dargli ascolto. Un'offerta che mi ha lusingato molto, e come ben sai fare breccia nell'ego di un creativo è già quasi una vittoria. Mi ha lusingato il fatto che sia stata data fiducia a qualcuno che di esperienza ne ha ancora ben poca, rispetto a quello che l'aspetta. Ho apprezzato che non ci si sia fermati di fronte a questa cosa, ma si sia stati in grado di guardare ben oltre. Di vedere le potenzialità nascoste, la passione che anima tutto questo e di non esserne spaventati.

Ho capito parzialmente, o forse ho ammesso a me stessa, ciò che voglio veramente fare. Voglio innanzitutto andare via dall'Italia, sicuramente da Milano. E' terribilmente e profondamente sterile, dietro un'apparenza di avanguardia della quale non ha nemmeno l’odore. Ritmi sincopati con l’unico intento di dare un’illusione di vitalità a qualcosa che si è voluta uccidere nel suo apice, per la vana illusione di non affrontarne la decadenza e per metterla al servizio di un’economia specchio di questo e quindi vacillante. Voglio almeno provare a fare di ciò che mi piace un mestiere: ma a tutti gli effetti. Voglio potere dire la mia, visto che puntualmente si verifica o quantomeno poterla mettere in gioco. Voglio unire scrittura, fotografia, grafica e l'osservazione dell'essere umano in un mestiere sinergico, dato che questo è il futuro della comunicazione. Devo solo capire come farlo.

Pare ci sia qualcosa che mi spetti e che mi aspetti. Forse non è ancora, semplicemente, l'ora. Io continuo a seminare, come sto facendo incessantemente da anni a questa parte, minuto dopo minuto. Non lo dico con arroganza, lo dico con una consapevolezza che si sta formando ed affermando giorno dopo giorno, e che sarà la spinta per proseguire. Ci sono fiumi in piena che stanno arrivando. Cammino sul greto, alla ricerca ossessiva di qualcosa. Forse, come beffardamente e ironicamente si comporta il destino, l'onda arriverà quando avrò smesso di cercarla. Per ora attendo lo schianto, l'impatto dilaniante. Ma mancano ancora dei tasselli. C'è tempo.

A presto,
Marta. Maddalena.
O chiunque io sia.

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