A TUTTE LE MIE DONNE

A tutte le mie donne scrivo ora, in questa notte densa di un'implicazione londinese. A tutte le mie donne ora mi riferisco, in questa notte dove l'alta influenzatrice, colei che femminea ammalia e regola, ha appena posto il suo nuovo sigillo nel cielo.

A tutte le mie donne è ora rivolto il mio pensare.
A tutte le mie donne.

A quelle che questa sera ancheggeranno etiliche in una discoteca. A quelle che stravolte dal lavoro esaudiranno il loro odierno procedere ed inseguire, in un talamo morbidamente condiviso e maschilmente rivestito, e a quelle che si avvolgeranno nelle coperte per cullarsi nel loro stesso calore e cercare in esso il vero cammino. A tutte quelle che condividono il letto con una umana debolezza e con il loro demoni. A quelle, poche, che non bevono. A quella donna che dice di reggere l'alcol e poi devi recuperarla dalla strada per non farla investire ricevendo in cambio un bel vaffanculo. A quelle con cui ho condiviso segreti. A quelle donne con cui ho condiviso un sigillo di ceralacca, un A ed una E preziosamente e doviziosamente ricamate con le nostre stesse mani e poi cucite sui rispettivi abiti. A quella donna con cui ho scoperto, chiacchIerando, di avere un conto in sospeso con Londra. A quella donna che spacca rose in testa al futuro fidanzato. A quella donna che mi ha cacciato in un bel cazzo di casino. A quelle donne con cui ho condiviso uomini. A quelle donne che non parlano con le loro madri. A quelle donne che mi hanno mostrato quella parte di me che mi ha permesso di essere qui ora e che un giorno mi porterà dove è scritto. A quella donna a me tanto vicina anche nel sangue, che mi fischia in un orecchio stordendomi, camminando in spiaggia a Santo Domingo. A quella donna che, non si è capito bene ancora come, ha inventato a Sharm il gioco del cerchio, trasformando un tranquillo Hard Rock Cafè in un bordello. A quella donna che ha vendicato un volo in bicicletta elargendo sonori ceffoni. La stessa che si fidava di me, a sedici anni neanche compiuti, al punto di lasciarmi andare in giro ad Ibiza con persone appena conosciute. Alla donna che mi ha dato la vita e che con il suo stesso sangue mi ha nutrita. A quella donna che a 10 anni mi ha messo una sigaretta in bocca e che ad un paio d'anni mi ha fatto cadere nelle ortiche, cercando invano di distrarmi mentre era palese le venisse da ridere. La stessa donna che mi ha insegnato sempre al parco, pochi anni dopo, a bere a canna (oltretutto da una bottiglia di un'altra bambina). A quella donna che in Grecia, chinandosi sovrapensiero a ponte senza mutande (perché le danno fastidio), ha donato un bonus extra di 20 anni di vita ad un ragazzino. A colei con cui una notte abbiamo rischiato un paio di manette ai polsi. A quella donna senzaterra di cui invidio, ogni volta estasiata, la splendida chioma. A quella donna che mi ha permesso, in una notturna conversazione, di comprendere e poi esplicare, le relazioni degli amanti. A quella donna che mi chiedo tra quanto salirà su quell'aereo, perché il posto dove vive con lei poco ha a che fare, e dove questo la porterà. La stessa donna in compagnia della quale le mie mani diventano di burro e fanno cadere preziosissimi gin tonic, nella migliore delle ipotesi in terra, altrimenti negli stivali e sui jeans di altre due compagne di merende. A quella donna che cerco di toccare mentre guida e a cui, di fronte ad un diniego, le chiedo se posso succhiarle il cambio. A quella donna che cerca fin nell'ultimo dei suoi recessi i fili della sua femminilità, e che con pazienza e coraggio, ha intessuto un filato di preziosa fattura. A quella donna che ha intrapreso un cammino insolito, e di cui ha solo piccola consapevolezza di quanto lontana la porterà. A quella donna che è difficile de-scrivere e circoscrivere qui ed ora. A quella donna che cerca negli uomini che incontra, colui che la porterà all'altare, e che ora ha com-preso quanto l'esperienza sia evidenziazione di un vissuto in primis personale e poi declinabile nella ricerca e nell'evoluzione. A quella donna che in una strana commistione feromonica e chimica mi lascia odore di sesso addosso. A quella donna che ogni volta mi sottolinea quanto tempo fa era un'altra persona, e a cui io rispondo che ho sempre visto ciò che è ora. A quella donna a cui piacciono le istantanee sulla Valassina. A quella donna che mi chiede di farle sentire il mio profumo perché ne ha bisogno. A quelle donne con cui, grazie ad un dono dell'ubiquità, abbiamo passato notti assieme. A quella donna che mi chiama a mezzanotte per uscire. A quella donna alchimista, capace di fare eccellenti pozioni per sciogliere e sbloccare, e che dubita ancora del suo talento e del suo cammino. A quella donna che mi ha chiesto un segno indelebile sottopelle. A quella donna, che quando l'ho vista per la prima volta, mi è parso di vedere una mosca nel latte, chiedendomi cosa ci facesse in un posto a lei, ed a me anche, veramente poco consono: ora ho capito, eravamo lì l'una per l'altra. A quella donna che mi ha aiutato a svestirmi di vecchi e logori abiti consunti, dandomi in cambio una veste luccicante. A quella donna tra le cui braccia ho pianto come solo con mia madre ho fatto. A quella donna che ha assistito a cambiamenti dalla portata cosmica, e che sempre è luce sul mio cammino. A quella donna che mi ha versato da bere migliaia di volte, e che è stata una stella polare nel cuore della notte. A quella donna a cui non auguro a nessuno di pestarle la coda. La stessa donna che ha uno sguardo disincantanto sul mondo, e che negli anni ha dovuto parare colpi da tutte le parti: quella donna che non contempla la procreazione, ma dalla cui anima ho visto scintillare tutto l'amore e la dolcezza di cui un figlio ha bisogno. A quella donna, che pur conoscendola da anni, nella mia esistenza è recentemente entrata e ora nel mio cuore assieme a tutte le altre è seduta. A quella donna che mi ha sempre ascoltato con sincero interesse e che mi ha sempre sostenuta. A tutte le donne che mi hanno ferito e deluso. A tutte le donne che mi hanno medicato. A tutte le donne che non mi hanno mai giudicato e che con me hanno condiviso la fatica e il piacere del viaggio. A tutte le donne che ho visto piangere. A tutte le donne che mi hanno riportata a casa e che mi hanno vista fare i numeri per infilare la chiave nella toppa. A tutte le donne che alla cognizione della mia partenza hanno avuto un attimo di smarrimento. A chi della mia partenza ha saputo ancora prima che glielo dicessi esordendo un sabato sera con un "Ma dove cazzo pensi di andare tu a settembre?". A quella donna che mi ha accolta nella sua casa quando Luca se ne è andato, offrendomi calore, ascolto, amore ed un bicchiere di vino bianco con Rescue in dose massiccia. A quelle donne che di me si sono fidate. Alle mie guerriere. A quelle donne che so che con me saranno per tutta questa vita e che hanno rispettato l'appuntamento. A quelle donne che saranno delle splendide madri, e a cui figli racconterò l'irraccontabile. A quelle donne che percepisco come un'estensione di me, tanto l'affinità è grande. A quelle donne che con me saranno al World Press Photo, alla Tate ed al MOMA (sbronze, ovviamente). A quelle donne che cercano l'amore e a quelle che l'hanno trovato. A quelle donne che stanno ancora cercando se stesse. A quelle che non si sono mai allontanate. A quelle che non sento per mesi. A quelle che conosco da quando ho memoria. A quella donna che ho portato al pronto soccorso perché temendo di restare incinta si era presa una quantità improponibile di estrogeni. A quelle donne che conoscono tutte le mie implicazioni e complicazioni. A quelle che sono già madri. A quelle che lo saranno. A quelle donne che mi hanno mostrato il loro dolore e la loro sofferenza, e gli splendidi fiori che in mezzo a tutto questo sono riuscite a coltivare. A quelle donne le cui maschere non sono riuscita a sciogliere. A quelle donne che conoscono Marta e che hanno visto nascere MAdd. A quelle donne che aspettavano con impazienza questo pezzo.

E questo testo che mi sembra, e sempre mi sembrerà ancora così incompleto, tanta è la vostra pregnanza.

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