DELL'AMORE

Sono sempre stata attanagliata dal dubbio che chi ho amato, chi per me è stato importante, nel frangente unico, singolare e caratterizzante di ciascuno, potesse essere nel suo ricordo vivido ed ancora in me pulsante, una ragione di un non attaccamento successivo ad un'eventuale alterità postera.

Nel dubbio perenne e lacerante che accompagna il mio pellegrinare alla ricerca continua e mai esaustiva di me stessa, fondamentalmente, mi sono sempre chiesta quanto e come io possa avere amato.

Talvolta mi sono chiesta, con le mani attanagliate dai temporanei legacci della razionalità che non fornisce spiegazione alcuna e che invece imprigiona in una visione sterile, anche se io abbia mai amato.


Ho da molto rinunciato quindi a cercare di com-prendere la fisiologia ed epistemologia dell'amore: a nulla servono discorsi che restringono e inconsistenti spiegazioni che cercano nei dati oggettivi di un'accezione comportamentale stimolo-risposta.

Tutto risiede invece in ciò che senti.
Molto semplicemente, il cuore risiede nelle emozioni.

Oggi invero, ho compreso la natura di questi sentimenti ancora vividi per tutte le persone che ho amato: sentimenti che a dispetto del tempo non sono stati né offuscati, né sciolti, né dissolti.
Oggi invero, ho compreso quanto questo mio sentire forte ed inequivocabile sia testimonianza tangibile di quanto io abbia fatto mie queste persone, di quanto io le abbia in me integrate e portate.
Oggi invero, ho compreso quanto tempo e spazio siano solo delle condizioni flessibili, elastiche ed immateriche.
Oggi invero, ho compreso quanto speciale siano la mia esistenza ed il mio sentire, e quanto questa vividità sia l'occasione unica e magica di vivere e rivivere e trasportare, ovunque andrò, l'essenza di chi a me si è concesso.
Oggi invero, ho compreso quanto profondamente e visceralmente io abbia amato e possa ancora amare.

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