EPILOGO

Non credo di non capire. Questo lo fanno gli esseri umani; io appartengo parzialmente ad un’altra razza. Una stirpe ed una dinastia che nei secoli ha abilmente affinato le proprie capacità ermeneutiche, distillandole dalle esperienze e dai fiumi di sangue versati e visti versare. Ancora, ho letto nel cuore e nell’anima di chi al mio cospetto si è posto. Ancora, ho parzialmente celato la visione in virtù di un’esigenza profonda che cerca nei recessi dell’interlocutore quella luce che lui stesso non è in grado di scorgere. Tu non vorresti sapere che cosa ho visto scrutando con imbarazzante semplicità ed evidenza tra i tuoi talami ottici. Con raffinati sensi ipereccitati
dall’adrenalina della scoperta e dell’affermazione narcisistica, ho assistito a tuoi siparietti procrastinati e reiterati, ed a femmineo e mellifluo tuo atteggiamento, che ancheggia tra il disinteresse suggellato dai fatti e le proposte rosicchiate. Di chi sa perfettamente che cosa sta lasciando andare, e che quindi ingaggia teatrini improvvisati risucchiato nella sua stessa indecisione. Manifestazione multipla e molteplice di un disinteresse adornato da un’evidenza che sfiora l’imbarazzo per la sua ineluttabile connotazione. Un tempo, dunque, di fronte ad una ipotetica scissione sospinta e sostenuta da nuove consapevolezze acquisite. Ora, invece, una decisione è stata presa ed un altro cammino intrapreso. Il significante di tutto questo ha le tue fattezze, il significato le mie. Il codice così ingenerato è quello di una preclusione selettiva che al contrario di quanto profondamente temuto, dovrebbe avvicinare spiriti affini e già reciprocamente legati. Perché un’inclusione di natura semplicistica comporta un afflusso indifferenziato e inadeguato alle richieste.
È tempo di chiudere le porte.
La chiave, è custodita tra le mani giuste. E l’anima nobile che la possiede riuscirà ad entrare comunque, a dispetto degli sbarramenti e degli impedimenti soggettivi dispercepiti.
Non sarà spaventato dalla profondità del fossato e dalle sue acque nere.
Non sarà intimorito dall’altezza delle mura e dalla loro possenza e solidità.
Non si sentirà in difetto per il calore materico ed il sole che splende su quella dimora.
Non sarà attratto solamente dalle candide ed ipnotiche guglie del castello bianco che intravvede dalle merlature.
Avrà la chiave e la userà.
Perché questa è anche casa sua.

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