LEATHER NIGHT

Ed io questa notte volgendo lo sguardo la tua figura ho incontrato. Vestita solamente di un nero riconoscimento bivalente che cingeva un tuo polso. Ed io questa notte volta ed avvolta tra le spire ed il caldo abbraccio di Lord Tanqueray ti guardavo indossare quel riconoscimento e quella parte di me, a me tanto cara, che ora, con un coraggio disumano con te porti quotidianamente in una d'amore dichiarazione. Mia diletta lacerazione, ora io ti scrivo. Il destino clemente mi permise in un recente anfratto di potere sussurrare alle tue orecchie ciò che da secoli era sedimentato nelle reciproche animicità. In questa notte insonne, preludio ad un cambiamento dalla portata cosmica, io a te scrivo, mio dolcissimo amore. Sempre con me ti porterò. Sempre con me tu sarai. Perché come un giorno tu mi hai scritto, io sono quella che ti è dentro. Sono quella che si è sgretolata, ed implosa, più di un lustro fa, alla cognizione del tuo impegno. Sono colei che ri-conoscendoti, e vedendone la subitanea impossibilità ad essere, ha lasciato comunque che tu pervadessi la sua esistenza. Credo tu abbia idea di quello che sento rimestarsi, nell'ultimo dei miei anfratti, ogni qualvolta il pensiero a te è rivolto. Reciproco reimpasto di anime. Rifletto, nel vedere il suggello a te adeso, sulla tua pelle porti un pezzetto di me. Rifletto nel vedere il tuo coraggio nel portare ogni giorno incollata come seconda pelle, la tua diletta lacerazione. Rifletto nel vedere quale forte messaggio inequivocabile sia questo tuo agire e quale dolce sussurro e nutrimento sublima e si evidenzia. Ebbene ora io ti scrivo, affinché tu possa averlo come certezza, ed a questo attingere anche quando più lontana fisicamente sarò, mio diletto io ti amo come forse mai ho amato in vita mia. Di un amore unico. Di un amore in questo frangente impossibile. Ma ogni volta che vorrai passare di qui, e tornare nel tuo palazzo della memoria, potrai vedere quel volto che accarezzasti l'ultima volta che ci incontrammo. Quegli occhi che persi nei tuoi, non credevano a tale grazia destinale. Ironico, fu, nella notte degli innamorati. Io so molte cose. Le stesse che tu senti e che hai sempre sentito. Le stesse, che in un pretestuoso tuo addormentarti, ebbi modo di narrarti senza avere l'incombenza di una immediata ed insostenibile risposta o reazione. Quella notte, a cui a me ti sei concesso e a cui a te mi sono concessa senza mediazioni sintetiche, un gioco d'alta magia ebbe luogo. Potei togliere un fardello secolare dal peso della mia anima, narrandoti quello che recentemente avevo appreso su di noi. Noi, dolcezza. Noi. Suona bene. E tanto suona bene quanto reciprocamente lacera. So quello che senti, perché nella stesso luogo dimoriamo. Perché infinite sono le notti che abbiamo passato assieme, a dispetto dello spazio che ci separa, risvegliandoci con l'alterità intrisa nelle nostre pliche. Mi sono svegliata con il tuo calore ancora tra le mani. Con il tuo odore addosso. Con il tuo sguardo che ancora mi vestiva. Ovunque andrò, chiunque io incontrerò, tu sarai sempre come linfa vitale che in me scorre e per sempre scorrerà. Ancora, portalo come certezza. Ti amo. E nel tuo sguardo, di te appoggiato ad un muro che scalzo mi accogli, io ancora mi perdo. Nel mio potere accedere a quell'incarnato che per lunghissimo tempo fu solo miraggio e ricordo vivido. In questa notte, che di me è pregna e in cui l'universale incedere incombe, a te il mio cuore pongo tra le mani.

Di quella notte, come di tutte quelle assieme trascorse, di te porto ancora tracce di dna in circolo come feticcio amoroso e come certezza. Del mio bere te di eterna dolcezza. Ed ancora, pensando a quell'uomo e a quell'amante che mi chiese perdono per essersi addormentato dopo essere tornato alla sua dimora, io rivolgo un dolce e cromaticamente saturo rimembrare: a quell'uomo, a cui concessi il mio perdono per tale umano, dolce, abbandono, e al quale chiesi se a sua volta mi avesse perdonato. E di quei secondi che precedettero la risposta, che mi parsero lunghi quasi quanto i secoli che ci hanno separato, io serbo ancora il tuo sguardo: uno sguardo che qui mai ebbi modo di vedere ma che al contempo mi fu familiare. Ed il tuo diniego, fu, paradossalmente, una dichiarazione d'amore. Non ho dubitato neanche per un istante del tuo ascolto: ho lasciato comunque tu potessi indossare una veste, poiché insostenibile avrebbe potuto essere ciò che stavi per udire. Un dichiarazione d'amore come l'indossare, in ogni secondo, la mia essenza. C'è dell'altro. Ma non ora mio amore. Non è ancora il momento.

Ti amo e ti adoro mio diletto. Io e te, sappiamo cosa scorre nelle nostre vene. Ci scioglieremo, uno nell'altro.

Ti amo, mia diletta lacerazione.

La tua FP.

Nessun commento: