SEIZEROTRE

Nulla. I tuoi occhi non possono decifrare alcuna morfologia. Tenebre cosmogoniche come sipario ad una reazione nucleare imminente. Seppur tese, le tue orecchie non odono suono alcuno. Un silenzio denso ed assoluto, quasi vischioso permea tutto ciò che ti circonda. Il vuoto atomico. Il tuo olfatto non coglie aroma in quest’aria fatta di una matericità pervasiva, quasi che fosse pregna di essenza e di potenzialità. Il tuo tatto è sospeso: la sola illusione di certezza è di avere i piedi saldamente ancorati al suolo. Nessun sapore come ultima testimonianza di un recente trascorso nella tua bocca.
Niente di niente. Una deprivazione sensoriale che potrebbe portarti in un incedere irrisorio su un selciato lastricato di allucinazioni. Non odi nemmeno il tuo respiro. Nemmeno il battito del tuo cuore. Nessuna stimolazione che possa esserti di aiuto alcuno. E pur senza riferimenti e sicurezze, resti di una lucidità disarmante e scintillante.
Nell’aere, un suono prende forma e ingenera una scia come d’olfatto, quindi da te perseguibile.
Ha le note di Vertigo (Indoor).
Ha il profumo della pioggia.
Ha il sapore di quello che fumi. Ricalca i tuoi passi in lontananza, che nell’incedere hanno sciolto le tue vesti logore e solcato il tuo percorso di grezza crosta diamantina. Ossigeno che si è infiltrato nei tuoi polmoni, senza lacerazione restituisce sangue e nutrimento alle tue sinapsi ferocemente affamate. 

Le porte dell’ascensore si schiudono, scivolando una dentro l’altra, come tendaggi di sipario.

Ora sei qui.

Puoi bussare alla porta che hai di fronte.

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